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LA PRUDENZA SOTTO IL SOLE ESTIVO CONTRO IL MELANOMA

Prevenzione e diagnosi precoce sono fondamentali contro una una malattia curabile se scoperta per tempo



















I pazienti che si ammalano di melanoma, il più aggressivo tumore della pelle, sono sempre più giovani, con un numero crescente di 40enni: è infatti fra i primi tre tipi di cancro più comuni nella popolazione italiana con meno di 50 anni. I casi sono in aumento da anni, tanto che nessun’altra neoplasia ha fatto registrare un incremento così elevato nel nostro Paese, passando da 12.300 nuove diagnosi nel 2019 a quasi 14.900 nel 2020.


Purtroppo, però, a causa della pandemia di Covid gli italiani hanno trascurato la prevenzione, rinviando o annullando molte visite di controllo e accertamenti, come ha messo in luce un evento organizzato in streaming sul sito di Corriere.it lo scorso 7 luglio. Emerge anche da una recente indagine condotta da Doxapharma: 7 connazionali su 10 hanno cambiato atteggiamento nei confronti della salute a seguito dell’emergenza sanitaria, il 52% ha deciso di rimandare qualche visita clinica e quasi l’80% non ha ritenuto importante fissare un controllo dermatologico. «Un fenomeno molto preoccupante, soprattutto se si considera che dal melanoma si può guarire completamente con la sola asportazione chirurgica se viene scoperto in stadio iniziale, quando è ancora confinato agli strati più superficiali della pelle.


Sebbene sia il tumore cutaneo più letale, bastano poche semplici regole sia per prevenirlo sia per diagnosticarlo precocemente e salvarsi letteralmente la pelle».


NO alle ustioni solari La prima è non scottarsi e prendere il sole con intelligenza: è ormai noto che i raggi UV (sia naturali che delle lampade abbronzanti) danneggiano il Dna delle cellule della pelle e causano mutazioni genetiche che, nel lungo periodo, possono portare alla formazione di un tumore cutaneo. A rischiare di più un melanoma, che compare anche in zone non esposte al sole come la pianta dei piedi, sono le persone che appartengono al fototipo cutaneo chiaro e quelle con numerosi nei.

Tenere d'occhio la pelle Altrettanto fondamentale è fare almeno una visita annuale dal dermatologo a partire dai 30 anni. Le persone a rischio devono sottoporsi a controlli clinici più regolari, ma un esame periodico della propria pelle dovrebbe diventare una sana abitudine per tutti: lo si può fare in coppia o da soli, davanti a uno specchio. Basta dedicare anche solo cinque minuti al mese a scrutarsi attentamente dalla testa ai piedi, senza trascurare schiena, cranio o il palmo di mani e piedi. Quando si nota qualcosa di diverso, se si hanno sospetti meglio parlarne col proprio medico di base o prenotare una visita dal dermatologo per fugare i dubbi.

Controllare i nei Bisogna fare attenzione soprattutto a due cose: primo, se un neo cambia colore, forma oppure se cresce di dimensioni; secondo, se compare una lesione nuova, diversa da tutte le altre, tanto da poterla considerare come un «brutto anatroccolo». Non perdere tempo e consultare uno specialista è decisivo, ma è proprio questo il grande problema causato dalla pandemia di Covid, che in pochi mesi ci ha fatto fare passi indietro nella prevenzione e nella diagnosi precoce tali da riportarci indietro di 40 anni. Le stime indicano che in Italia le diagnosi di melanoma nei primi 6 mesi del 2020 sono calate del 30%. Questo significa che un terzo dei casi verrà scoperto in fase avanzata, quando il tumore è più difficile da curare, anche se oggi abbiamo tante terapie efficaci.

Le cure I progressi scientifici dell’ultimo decennio hanno cambiato la storia di questa malattia: fino a pochi anni fa i malati con un melanoma metastatico avevano ben poche possibilità di cura e la speranza di sopravvivere era ferma a pochi mesi, oggi grazie ai nuovi farmaci la metà di loro è ancora viva cinque anni dopo la diagnosi. Abbiamo anche una combinazione di farmaci per le persone che scoprono la neoplasia in uno stadio avanzato (stadio III) senza metastasi, ma che dopo la chirurgia sono maggiormente a rischio di avere ricadute. Da qui l’importanza di tracciare un identikit completo e dettagliato del melanoma di ciascun paziente, per poter scegliere il trattamento più indicato.






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